Live streaming: modelli esistenti e possibilità inesplorate

Il live streaming che si vede su social network ha delle caratteristiche che lo rendono abbastanza antipatico.

E se vogliamo anche inutile. Le tipologie di dirette social che si trovano facendo qualche giretto sono, in particolare modo nel panorama italiano, di tre o quattro tipi al massimo. In questo articolo te le racconto. L’obiettivo è poi parlarti del mobile live streaming e delle possibilità inesplorate (finora) che ti può regalare facendoti notare le differenze sostanziali tra le dirette “che si fanno” e quelle “che si potrebbero fare”. Per poter approfittare delle opportunità dello streaming, quindi, bisogna comprenderlo, capire gli strumenti e i modi per crearlo, ma anche le produzioni e i risultati che può portare. Tutto questo sembra essere un percorso ancora non intrapreso da chi, generalmente, fa dirette via piattaforme sociali e digitali.

I tipi di live streaming: il buco della serratura e la diretta del cuggino

Di tanto in tanto di vai a sbattere anche tu: Sto parlando del primo tipo di dirette social che vedi in giro sugli account, per esempio, di Facebook. Sono dirette che, magari, ti hanno incuriosito per il titolo o per le prime parole del post o che ti hanno catturato anche solamente per il posto da cui vengono trasmesse. Ci clicchi sopra, ci stai qualche minuto e poi… non succede niente. Ecco il primo tipo di live streaming che si trova in giro, quello “buco della serratura”, quello che ti fa guardare in posti, eventi, fatti e vite degli altri (alcuni sono anche terribili e choccanti), ma non ti porta dentro un racconto, non hanno un protagonista, una storia da raccontare, un obiettivo da raggiungere, qualcosa di davvero utile da dirti.

La tipologia di live streaming “sorella” di questa è la diretta che io chiamo del “cuggino”. Le trovi, per esempio sui siti di associazioni ed enti che, in modo casereccio, hanno deciso di divulgare un tal evento o un tal appuntamento ritenuto importante. In quel caso cosa combinano? In quel caso usano, come nel primo caso, l’applicazione nativa del social in cui vogliono trasmettere, ma di solito presentano una specie di “upgrade” dell’inquadratura. Se le dirette buco della serratura sono tremolanti e danno il mal di mare, le dirette del cuggino (scritto volontariamente con due “g”) sono ferme, statiche, monotone.

Ah, dimenticavo: entrambe queste tipologie hanno una caratteristica comune. Hanno entrambe un audio pessimo!

I tipi di live streaming: l’eredità del covid? Il talk

Durante il covid c’è stata un’esplosione di questo terzo tipo di live streaming. Di quale sto parlando? Del live streaming da scrivania, della chiacchierata con qualcuno, del talk da tv fatta in casa. Molti content creator, giornalisti, produttori di contenuti professionisti o della domenica, molti professionisti della comunicazione hanno trovato un modo professionale di fare dirette social, ma piattissimo sotto il profilo del linguaggio.

Insomma, dei tre tipi di live streaming che ti ho raccontato (il buco della serratura, il live del cugino e la diretta social da scrivania) questo si è rivelato come il più definito e professionale, almeno negli esempi che si vedono in giro. Viene utilizzato molto su Linkedin ed è formattato in modo molto interessante da alcune fonti, ma in generale… che noia! Questo tipo di live streaming è stato aiutato, nella sua diffusione, dalla nascita e dalla popolarità di piattaforme come Streamyard la cui facilità d’uso ha reso un po’ tutti conduttori di talk.

Il merito di Streamyard: fare cultura del live streaming

Streamyard è una piattaforma intuitiva, professionale e facile da usare e ha contribuito a dare a tutti i suoi utenti le nozioni iniziali per creare un format: la possibilità di inserire un logo (che con l’account gratis è il loro), il mettere “sottopancia” cioè quelle grafiche che dicono chi sei, l’opportunità di invitare uno o più ospiti nella ripresam mandando un semplice link per entrare in una video chat room, la possilità di far vedere contenuti precaricati o di condividere lo schermo.

Insomma, dal covid in poi, nel fare dirette social, siamo diventati un po’ meno ignoranti. I migliori, con Streamyard, hanno anche creato veri format tv di grande interesse. Si è trattato, tuttavia, di qualche passetto in avanti nella conoscenza di un mondo del quale sappiamo ancora pochissimo e che sfruttiamo ancora malissimo.

Ecco uno degli splendidi “Caffé digitale” di Reputation Lab, azienda e hub di comunicazione che adoro. Va in onda il lunedì pomeriggio, se non sbaglio ed è uno di quei live streaming modello “talk da scrivania” che vale assolutamente la pena di seguire,

Il tipo di live streaming che odio di più

I social network sono piattaforme di connessione sociale che il business e l’industria dei media hanno piegato a voleri e bisogni che non si dovevano sviluppare su questi mezzi di comunicazione. Di cosa sto parlando? Ok, che Facebook è nato come sito di connessione tra le persone ed è diventato un multimiliardario sito di pubblicità. Dico di più: Facebook viene utilizzato dalle tv come un luogo di emissione del segnale tv e questa è una grande cavolata.

Ecco perché il tipo di live streaming che odio di più è quello che prende il prodotto televisivo di qualsiasi tipo, direttamente prodotto per la tv o scimmiottato secondo i modelli di produzione televisiva, per sbatterlo in emissione via live streaming. Preciso il discorso: le televisioni, piccole o grandi che siano, prendono spesso il loro segnale per spedirlo, così com’è, su Facebook o Linkedin. Stessa cosa, più o meno, fanno i grandi media italiani e internazionali quando creano dirette streaming replicando studi televisivi virtuali o telegiornali correttamente allestiti con lo stesso fine: quello di mandare il format in diretta social.

Mi sembra un’enorme occasione persa. Non capire il senso di una nuova piattaforma di connessione come un social network (medium nuovo) e buttagli dentro un segnale televisivo (medium vecchio) è un errore madornale. Tuttavia tant’è. In questo settore del live streaming ci sono grandi attori in azione e discreti interessi soprattutto nei confronti delle performance musicali. Lo streaming riceverà, in questo modo, nuovo impulso quando diventerà di uso diffuso il metaverso, ma, per ora, non sembra che questo tipo di dirette via piattaforme web o social sfondino, almeno nel mercato italiano.

Questo mondo è molto altro

Ok, ti ho fatto capire il panorama e, man mano che scorrevo le tipologie di streaming che si vedono in giro, comprendevo bene io stesso il motivo per cui questo tipo di produzione multimediale sui social non ha il successo che meriterebbe. Il motivo credo sia piuttosto semplice: I primi due modelli non sono guardabili per qualità del video o dell’audio, il modello talk (a parte rare eccezioni come quella di Reputation Lab) è solitamente ben fatto, ma difficilmente accattivante e stimolante, il modello televisivo è solitamente il format giusto nel posto sbagliato.

I vantaggi di “farlo mobile”

In questa realtà, in questa situazione, mancano completamente le opportunità che offre il mobile live streaming. Concludo il discorso facendotele solo “annusare” per rimandarti poi al prossimo articolo di questa serie. Con le dirette social mobile puoi sfruttare pienamente il luogo e il movimento perché puoi connetterti ed emettere un segnale praticamente da ovunque. Con il software di streaming mobile puoi creare facilmente trasmissioni con grafica, contenuti precaricati, loghi, titoli, foto, video, collegamenti dall’esterno e tutto quello che ti permette di creare un’emissione di qualità.

C’è di più: grazie al mobile live streaming puoi avere immediatamente il video di quanto è stato mandato in diretta per poterlo lavorare, già negli applicativi di streaming mobile, e poterlo riproporre per i social in forme più corte, diverse, più fruibili per le diverse piattaforme. E ancora con lo streaming mobile puoi emettere il segnale in multi streaming, puoi programmare eventi e quindi creare interesse. Infine puoi montare in diretta un contenuto registrato che può essere rifinito mentre lo stai creando e finito nello stesso momento in cui termini la registrazione. Si chiama live editing. Ne parliamo? Sì, la prossima volta.

(2/CONTINUA)

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1 commento su “Live streaming: modelli esistenti e possibilità inesplorate

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