Ray-Ban Stories e il futuro degli smart glasses

Ray-Ban e Facebook hanno lanciato qualche giorno fa gli occhiali intelligenti.

Il grande capo di Facebook, Mark Zuckerberg, e il dirigente italiano di Luxottica Rocco Basilico hanno presentato in pompa magna questo oggetto ad alta concentrazione di tecnologia. Il buzz che si è scatenato subito su questi Ray-Ban Stories è stato davvero imponente. Algoritmo Umano, però, ti offre una prospettiva che è stata ben poco battuta.

Ray-Ban Stories, un inizio lento e copiato

Chiunque conosca gli Spectacles di Snapchat sa bene che questi occhiali presentati dal colosso social e dal colosso italiano dell’ottica non sono altro che una mera scopiazzatura. Gli occhiali della Snap Inc fanno da anni quello che i Facebook Glasses, così sono stati ribattezzati i Ray-Ban Stories, promettono di fare: video da 30 secondi e per foto quadrate da 1184 pixel per 1184 pixel. Contenuti da condividere via social. Naturalmente la maggior parte dei critici tecnologici si è scagliata contro questo copycat. Forse, tuttavia, la cosa va vista in un modo un po’ diverso.

Questo inizio lento e copiato, infatti, è una prima entrata in un mondo che ci accompagnerà in futuro. Un mondo nel quale gli smart glasses come i Ray-Ban Stories saranno strumenti di interazione virtuale. Dagli occhiali non passerà solo la possibilità di fare foto, video, di ascoltare musica o interagire con un assistente vocale (tutte cose che questi occhiali fanno già). Questi oggetti che appoggeremo sul naso anche se ci vediamo benissimo, saranno la prossima interfaccia per fare molte cose.

Apple Glasses e oltre, il futuro è da scrivere

Dopo i Ray-Ban Stories, o Facebook Glasses (che si governano con la nuova app Facebook View), arriveranno gli Apple Glasses e poi altro ancora. Si apre davanti a noi il mondo degli schermi oculari, con i quali andremo su internet, telefoneremo, troveremo la strada, manderemo mail, ascolteremo la musica, ci scambieremo biglietti da visita, faremo delle Zoom call. Insomma, guardando davanti a noi, avremo un mondo virtuale che ci apre incredibili possibilità.

Con questa timida entrata, quindi, Facebook ha voluto aprire l’era del metaverso, quella di cui ha parlato Zuckerberg poco tempo fa. Di cosa si tratta? Del fatto che i social network diventeranno luogo di esperienze tridimensionali e tangibili, emozionalmente più alte di quelle esperienze bidimensionali che viviamo ora. Appunto grazie a oggetti come i Ray-Ban Stories che ora fanno ben poco, ma presto faranno molto di più. Saranno i terminali che ricostruiscono il nostro movimento e il nostro essere nello spazio virtuale.

Il metaverso e Facebook, una storia appena cominciata

Su Algoritmo Umano parleremo molto di metaverso e di oggetti wearable come gli smart glasses. Si tratta dell’ambiente virtuale che imparammo a conoscere con Second Life (te lo ricordi?) e che rappresenta il futuro dell’interazione sociale sul web che sta tornando grazie a una tecnologia ben diversa da allora e a delle potenzialità ben più estese.

Intanto ti regalo un’anticipazione che è già operativa, una nuova app per visori tridimensionali che si chiama Workrooms e che sviluppa stanze virtuali dove lavorare e creare insieme. Ecco, quando questo sarà visibile dai tuoi smart glasses allora sarai nel metaverso anche tu e Algoritmo Umano sarà con te.

Alla CBS parlano di Workrooms, la nuova app del metaverso di Facebook.

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