Giganti del web nel mirino: hanno troppo potere
Le grandi aziende tecnologiche mondiali, più che altro statunitensi e cinesi, hanno accumulato troppo potere. Per mesi governi e istituzioni hanno discusso infruttuosamente sulle manovre da intraprendere per scardinare questi monopoli dei giganti del web. Ora si è passati all’azione. Una necessità per difendere i diritti dei cittadini in rete da entità che sono già molto più potenti degli esecutivi di grandi stati.
Anni passati a parlare dei giganti del web
Del potere eccessivo dei giganti del web se ne parla da anni, d quando l’economia mondiale ha iniziato la sua trasformazione, passando dall’essere basata sul petrolio all’essere fondata sui dati. Può volte le autorità garanti del mercato di vari stati, Usa in primis, si sono avventurate nel tentativo di fermare la cavalcata verso il dominio del pianeta e della Rete dei vari Amazon, Google, Facebook e soci. Perfino uno dei fondatori del social network di Menlo Park aveva avvertito, in un’opinione sul New York Times, dell’eccessivo potere del colosso di Zuckerberg, invitando a pensare di romperlo in più parti (leggi qui l’articolo).
Ci ha provato l’Unione Europea, ci ha provato l’Inghilterra, ci ha provato anche l’Antitrust italiana. Sostanzialmente senza successo e ricevendo in cambio i famosi “Non so” oppure “Non posso” che hanno reso famoso, per esempio, Zuckerberg durante lo scandalo Cambridge Analytica (lo ricordo: Facebook ricevette 5 miliardi di dollari di multa). Anni di interrogazioni e tentativi, senza riuscire a trovare una linea di difesa.
Ecco il primo attacco ai giganti del web
Nel luglio del 2020 si è mossa l’autorità Antitrust del governo statunitense. Ha chiamato cad audizioni Bezos (Amazon), Pichiai (Google) e Zuckerberg, proprio per esaminare questa concentrazione di potere nelle loro mani. Nei primi giorni di ottobre 2020 l’autorità garante della concorrenza americana ha sganciato la prima bomba. Lo ha fatto mettendo nero su bianco il fatto che Amazon, Google e Facebook hanno messo in atto un monopolio sul mercato . Hanno poteri di gestione delle vite digitali dei consumatori di molto superiori a quelli dei governi stessi. Ecco il documento dell’autorità americana.
competition_in_digital_marketsNel documento si evince chiaramente che l’autorità della concorrenza americana ordina ai giganti del web di spezzare il proprio monopolio, dividendo le aziende, favorendo l’apertura dei codici e della programmazione (open source), introducendo regole contro il clientelismo, aprendo nuovi piani sul web dove far entrare la diversità e la concorrenza e quanto altro è necessario per ridurre la concentrazione di potenza dei colossi tecnologici.
Il secondo attacco: Google nel mirino
Il 20 ottobre 2020 è stato il dipartimento di Giustizia americano ad attaccare un tech giant. Nella fattispecie ha attaccato Google per abuso di posizione dominante nel mercato della ricerca su Internet e di abuso nel mercato del digital advertising. Questo il report redatto dal ministero americano.
La posizione tenuta dal dipartimento di Giustizia è chiara. Con il suo 91% delle ricerche sul web, Google ha stritolato la concorrenza e ha massacrato anche il mercato della pubblicità digitale. Lo ha fatto con tecniche e policy in grado di favorire in modo non corretto alcune aziende piuttosto che altre. Il tutto mortificando l’intera industria pubblicitaria che ha subito pesanti perdite in questi anni.
Anche l’Italia si muove
Il 28 ottobre 2020 si è mossa anche l’Antitrust italiana aprendo un’istruttoria per abuso di posizione dominante di Google nel mercato del display advertising. L’AGCM, Autorità Garante del Commercio e del Mercato ha messo il dito nella piaga. Ecco quello che viene contestato al colosso di Mountain View.
“… l’utilizzo discriminatorio dell’enorme mole di dati raccolti attraverso le proprie applicazioni, impedendo agli operatori concorrenti nei mercati della raccolta pubblicitaria online di poter competere in modo efficace…”
dal comunicato stampa di AGCM.
La lunga onda del contrattacco
L’AGCM ha anche mandato la Guardia di Finanza negli uffici italiani di Google a raccogliere dati, importando anche in Europa l’onda lunga del contrattacco. Da quest’estate l’Unione Europea parla di mettere sotto la lente il comportamento di queste aziende, mentre in vari stati nazionali si parla, addirittura, di web tax. Di cosa si tratta? Di tassare i guadagni di queste grandi aziende per ributtarli sul mercato sotto forma di agevolazioni di altri attori del web. Gli stati dell’unione sono, tuttavia, ancora divisi sull’argomento, come spiega molto bene questo articolo de Il Sole 24 Ore.
L’accordo che controlla la Rete
Anche Apple è nel mirino, in particolare modo per quell’accordo con Google porta il suo browser, Safari, a utilizzare Google come motore di ricerca. Sempre il dipartimento di Giustizia, nel già citato report del 20 ottobre, ha posizionato la lente sull’accordo tra le due società che vale tra gli 8 e i 12 miliardi di dollari. Rappresenta il 14 % del fatturato della Mela Morsicata e, nei fatti, porta a un controllo di Google, secondo l’Istituzione americana, della ricerca in Rete pressoché totale. I giganti del web, quindi, sono molto amici tra di loro e molto bravi a spartirsi il mercato.
I guadagni dei giganti del web
Il 29 ottobre 2020 il New York Times ha pubblicato un articolo sugli enormi guadagni e sulle enormi crescite che Amazon, Apple, Alphabet (che controlla Google) e Facebook hanno realizzato nell’ultimo trimestre. Si tratta di 68 miliardi netti di guadagni in 90 giorni, con una crescita del 37% sul trimestre precedente. Amazon, per fare un esempio, ha fatto una crescita del 200% dei ricavi da prima dell’inizio della pandemia.
Troppo potere in poche mani
Nel marzo del 2019, il comunicatore digitale Marco Montemagno ha tenuto una lezione al Politecnico di Milano, parlando, fra le altre cose, anche del monopolio di Internet da parte dei giganti del web. Guarda il video dal minuto 14’28”. Si tratta di un passaggio illuminante, per capire che poche persone hanno in mano il potere del web.
Il pericolo di essere molli
Questa riflessione sui giganti del web e sulla loro eccessiva concentrazione di potere è importante per la nostra vita digitale e per il futuro dei diritti digitali. Un problema di cui dobbiamo farci carico. Tutti. Essere molli o ignoranti è e sarà molto pericoloso.