La guerra mondiale del 5g

Dietrofront: Il governo inglese ha fatto una decisa retromarcia sulla questione Huawei.

Le apparecchiature per l’infrastruttura della connessione di quinta generazione cellulare sono messe al bando su suolo britannico. A partire dal 31 dicembre 2020, il Consiglio di sicurezza nazionale sotto la presidenza di Boris Johnson ha ordinato il divieto di acquistare apparecchiature marcate Huawei per la costruzione di reti 5g e ha ordinato la loro sostituzione nelle reti già costruite entro la fine del 2027.

Si accende, quindi, lo scontro tra Washington e Pechino e si accende su suolo inglese. Al centro le informazioni di intelligence che parlano di consistenti problemi di sicurezza, informazioni arrivate anche dagli Stati Uniti che hanno, in questo frangente, tenuto in scacco l’Isola della Regina Elisabetta.

La guerra dei dati Washington-Londra-Pechino

Le ragioni di questo ostracismo nei confronti delle infrastrutture targate Huawei sono legate a uno strapotere che verrebbe messo nelle mani di Pechino su questi fiumi di dati che scorreranno tra i nostri telefonini e le antenne che saranno diffusissime su tutti i territori. La paura e il timore ostentato dall’amministrazione Trump è quello dato dal fatto che detenere le infrastrutture possa fare anche aprire delle finestre ai cinesi… per guardarci dentro. In questo momento, quindi, il 5g è oggetto del contendere di una guerra mondiale dei dati che fa rima anche con il controllo della politica e del commercio mondiale.

Ecco che diviene facile vedere questo no di Londra come una ritorsione verso la Cina dopo la legge di controllo nazionale su Hong Kong che aveva anche visto Londra, da sempre interessata al territorio, proporre un percorso di nazionalizzazione inglese facilitato ai cittadini di Hong Kong che ne fanno domanda.

La guerra dei dati è anche una guerra del commercio mascherata. Londra accusa Pechino di creare con la Huawei infrastrutture poco sicure perché vittima delle sanzioni americane e quindi orientata a prendere processori e componenti pieni di buchi, ma dietro c’è altro. C’è il bisogno della Gran Bretagna di non vietarsi le strade dell’export che portano negli Usa, anche sopportando le ritorsioni cinesi che arriveranno.

I cittadini pagano il conto.

Sopra le nostre teste c’è la guerra mondiale dei dati, che Algoritmo Umano ha già iniziato ad approfondire. Nei nostri smartphone c’è il conto da pagare per un mondo delle connessioni che si sta sviluppando nel peggiore modo possibile. Gli Stati Uniti sono armati contro la Cina, la quale è pronta alle ritorsioni commerciali che ormai fanno più male dei fucili. Londra ha già deciso di schierarsi con Washington. L’Europa, con la via Ericsson nel suo grembo, non ha ancora espresso una chiara presa di posizione. L’Italia prima aveva aperto alla Via della seta digitale strizzando l’occhio a Huawei, ma poi ha fatto passi indietro. Oltretutto, nel nostro paese, si discute più della dannosità delle antenne 5g, tutta da verificare e per nulla sostenuta dalla scienza, invece di sedersi al tavolo e discutere del futuro digitale del paese.

Il divario digitale

In Italia stiamo vivendo un vero terremoto digitale per quanto riguarda la differenza di potenza delle connessioni. A seconda delle zone dove uno vive può godere della fibra o cadere in un buco di lentezze e connessioni traballanti. Il risultato è la certa mortificazione della parità di opportunità imprenditoriali, ma (vista l’entrata della didattica a distanza della nostra vita) anche dell’accesso alla conoscenza e all’informazione. Mentre fuori dai nostri confini c’è la guerra mondiale dei dati, in Italia dormiamo il sonno degli ignoranti. Ci sapremo svegliare?

Foto di Pexels.

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