5g: per quello che sappiamo… non fa male

Algoritmo Umano ha indagato sulla nocività, da molti sbandierata, della connessione cellulare di quinta generazione, il famoso 5g.

ARTICOLO CON DOCUMENTI. In questo scorcio del 2020, attraversato da molti problemi che riguardano la salute pubblica, è salito alla ribalta l’argomento della nocività (o meno) della connessione 5g. Sulla questione sai concentrano molti interessi contrapposti, come hanno evidenziato gli altri articoli di Algoritmo Umano, ma si sono anche creati dei partiti contrari all’installazione di questa nuova infrastruttura che hanno come cavallo di battaglia la presunta nocività per l’uomo di queste altissime radiofrequenze nelle quali presto verremo immersi.

Ci rivolgiamo alla scienza.

Algoritmo Umano intende fare un po’ di chiarezza sull’argomento anche per dare strumenti comprensibili alla comunità al fine di potersi fare un’idea precisa sulla problematica. Per questo si è rivolto alla scienza e alle istituzioni che hanno svolto ricerche scientifiche e mediche sui possibili effetti per l’uomo di un’eccessiva esposizione al 5g. Nel suo scritto che puoi leggere qui sotto, Polichetti, esperto della materia nell’ambito dell’Istituto Superiore di Sanità, ha esaminato gli studi fatti recentemente per quanto attiene all’esposizione dell’uomo a queste onde elettromagnetiche ad altissima frequenza. La premessa è legata al fatto che le reazioni osservate sono di tipo termico riguardo a una prolungata esposizione e la cosa viene già smontata in partenza, visto il meccanismo delle small cells. Spiegazione: il timore principale è che l’organismo biologico si riscaldi se messo vicino a una potente fonte di queste onde. Il carico, tuttavia, deve essere importante e prolungato.

La pioggia e i muri

Le onde del 5g vengono limitate molto dai muri e, perfino, dalla pioggia. Questo impone il posizionamento di molte celle piccole che possano creare la rete di prossimità adatta per i ricevitori, i nostri telefonini: si parla, appunto delle cosiddette small cells. La presenza di questa moltitudine di antenne farà in modo che il ricevitore non riceva mai (perdona il gioco di parole) un flusso di radiofrequenze tale da far aumentare lo scambio termico tra il telefonino e il corpo.

Gli esperimenti citati

Polichetti, nel suo studio diffuso che puoi leggere qui sotto, parla poi di esperimenti svolti dall’Associazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro i quali hanno ricevuto classificazioni di “rischio moderato” e sono stati giudicati come limitati nell’efficenza dei risultati. Ora ti spiego perché: i test, della tipologia causa-effetto, sono stati fatti con malati di tumori cerebrali ai quali è stato chiesto di ricordare il loro uso e le chiamate fatte al cellulare prima dell’insorgere della malattia (e comunque si parlava di connessioni dello stesso tipo, ma a radiofrequenza più lenta come il 4g). I pazienti hanno fornito risultati che parlavano di rischio moderato nel loro insieme, ma che erano anche sovrastimati dalla distorsione dei loro ricordi.

Gli esperimenti fatti sugli animali, invece, hanno evidenziato un dato attorno a un tipo di tumore cardiaco del topo, ma con numeri interessanti solo per quanto riguarda un sesso (quello maschile).

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La nocività non è provata, la bontà delle cuffie sì.

Le nocività, quindi, non è evidenziata, ma Polichetti si raccomanda un attentissimo monitoraggio sulla situazione con veri e propri studi massivi dell’interazione tra l’uomo e il 5g. Oltretutto ci sono altre componenti che, di fatto, riducono la possibilità che intervenga uno scambio termico tra l’uomo e l’apparecchio ricevitore delle radiofrequenze del 5g. Di cosa si tratta? Beh, delle cuffie bluetooth o di tutte quelle cose che allontanano il telefonino dal corpo. La distanza di un metro, infatti, riduce drasticamente l’impatto termico delle onde radio sulle nostre cellule. Di conseguenza è quasi assurdo pensare a un vero rischio se per essere al sicuro bisogna solo tenere sul tavolo il telefono mentre si fa una semplice telefonata.

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La sede del parlamento europeo a Strasburgo. Photo by Artur Roman on Pexels.com

Altri documenti interessanti

L’Europa è molto più guardinga e, in un suo report, indica le radiofrequenze EMF (i campi elettromagnetici) come possibilmente cancerogene se assunte in modo prolungato. La massività del numero delle small cells, si stima circa 20 miliardi di celle nella sola Europa, farà in modo, secondo quanto sostiene il Consiglio d’Europa, che l’esposizione del nostro corpo alle cosiddette onde millimetriche del 5g non sia alta, ma costante. Per cui può dare effetti negativi nel tempo. Per la sua importanza nello sviluppo delle economie mondiali, l’Europa ha chiamato una moratoria su queste tecnologie, ma ha invitato la comunità scientifica a fare ricerche in merito, prendendosi la possibilità di “mettersi di traverso” quando le evidenze scientifiche con i giusti numeri potranno fornire prove empiricamente rilevanti sulla nocività del 5g. Nocività che, fino a questo momento, la scienza non conferma, con i dati che ha alla mano.

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Gli studi contro la paranoia 5g

Sappiamo bene che, in questo periodo, l’affare 5g è al centro della politica internazionale e della politica italiana. Diversi comuni del nostro paese hanno vietato il posizionamento delle antenne in attesa della scienza: si parla di qualche centinaio. Fra questi Udine e Reggio Calabria. Si tratta di una mossa che, per ora, non può avere riscontri scientifici e non li avrà fino a quando potremo avere un lungo periodo di convivenza e utilizzo del 5g.

D’altronde è stato così anche per il 3g e il 4g e, guarda caso, nessuno ha ancora tirato fuori prove certe della nocività delle onde di quei campi della connessione cellulare normale di cui disponiamo tutti i giorni. Quindi? Per ora possiamo solo continuare con questa evoluzione del mondo, in attesa di viverci assieme e vedere come va. Come è stato per tutti i tipi di connessione cellulare fin qui creati. Per togliersi tutte le paranoie ti lasciamo con due studi. Il primo è della National Library of Medicine degli Stati Uniti che è parte del National Institute of Healt. Eccolo qui sotto per la tua lettura in pdf.

5G-Wireless-Communication-and-Health-Effects-A-Pragmatic-Review-Based-on-Available-Studies-Regarding-6-to-100-GHz_LT

Si tratta di uno studio che combatte la paranoia politicizzata che sta crescendo attorno al 5g. Lo scritto somma tutti gli esperimenti e i test fatti indicando che l’esposizione dalla potenza di queste radiofrequenze che potrebbe essere potenzialmente nociva è 4W per chilogrammo. Il tutto mentre l’esposizione generale conosciuta per la popolazione con le connessioni odierne è 0,08 W/Kg. Questo limite nocivo, tuttavia, aumenterebbe la temperatura del materiale organico di un grado.

Sfatiamo un po’ di miti.

L’ultimo studio è della IEEE, organizzazione americana che si occupa selle tecnologie avanzate esaminandole sotto il profilo del miglioramento della condizione umana. Un’altra buona lettura per sfatare alcune bufale sull’argomento. Tipo quella sul Covid-19 che sarebbe stato portato anche dal queste infrastrutture. L’Iran non ha copertura 5g ed è stato massacrato dal Coronavirus, la Sud Corea è molto avanti nella copertura è ha contenuto il virus meglio di tanti altri paesi.

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Le ricerche di documenti sono di Margherita De Boni.

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