Società contactless: elementi fondamentali

L’emergenza coronavirus passerà senza spazzarci via tutti. Ci lascerà, tuttavia, in eredità un mondo diverso.

Ecco alcuni elementi per capire questa nuova società contactless che ci apprestiamo a vivere. Algoritmo Umano, in questi mesi, affronterà più volte questo argomento per fornire alla sua community strumenti per poterla interpretare e vivere al meglio.

Milano è stata una delle città più colpite dall’epidemia di Covid-19 (Pexels)

La necessaria operazione di distanziamento sociale messa in atto dalle autorità del governo italiano e di molti altri paesi per fronteggiare l’emergenza Covid 19, lascerà il campo a una società con dinamiche di relazione completamente cambiate, distanti. Ci avviamo, detta in parole povere, a una società contactless. La forma che avrà la società, quindi, sarà profondamente diversa rispetto a quella del passato e ci farà andare incontro a nuove forme di inclusione o esclusione sociale contro le quali dovremo farci i nostri anticorpi. Dovremo fare i conti anche con una disponibilità al controllo che potrà mettere a serio rischio la struttura delle nostre democrazie e dovremo anche mettere in conto la completa ristrutturazione delle nostre economie, delle nostre istituzioni e dei nostri modelli di business personali e imprenditoriali.

L’ispirazione di questo scritto

Questa analisi che vuole spiegare la società contactless parte da uno scritto molto ispirato pubblicato dallo storico e scrittore israeliano Yuval Noah Harari che si può leggere qui sotto.

Yuval Noah Harari: the world after coronavirus | Free to read

Humankind is now facing a global crisis. Perhaps the biggest crisis of our generation. The decisions people and governments take in the next few weeks will probably shape the world for years to come. They will shape not just our healthcare systems but also our economy, politics and culture.


Harari, con la sua prosa secca e precisa, disegna i lasciti che questa emergenza lascerà senza pensarci due volte sulle dinamiche con le quali abbiamo vissuto finora.

Il controllo delle nostre azioni

L’emergenza ha obbligato tutti a cedere buona parte delle libertà personali. Lo abbiamo fatto pèr il bene comune, ma abbiamo subito e stiamo subendo un’intrusione legalizzata in casa nostra, nelle nostre vite. Avviene con il controllo delle celle cui sono attaccati i nostri cellulari, con il controllo delle forze dell’ordine e con il controllo aereo (con droni, satelliti, carte e quanto altro) e avviene, per la prima volta, con l’avvallo di tutti noi per causa di forza maggiore. Si può solo immaginare quello che questo provoca e provocherà, ma è già certo che taluni regimi nazionali avranno il via libera a lasciare le modalità “emergenziali” di screening della popolazione anche quando l’emergenza sarà finita. D’altronde Harari, essendo israeliano, sa bene cosa vuol dire vivere in uno stato nel quale il controllo di emergenza è permanente.

Questo stato delle cose farà avvenire alcuni cambiamenti epocali tra gli uomini e la società. I governi a minore tasso di democrazia potrebbbero usare il loro controllo sulle persone per influenzarle, naturalmente aiutati dalla società contactless. Gli scenari proposti da Harari riguardano anche il controllo delle nostre emozioni, l’assenso o dissenso fisico alle disposizioni delle autorità. Da lì al controllo totale delle nostre vite e ai teatri di punizione preventiva del dissenso o del crimine il passo potrebbe essere breve. Insomma il caso Cambridge Analytica potrebbe essere acqua fresca in confronto a quello che potrebbe succedere. Lo ricordate? Se serve un ripasso, è qui. Se serve una versione italiana è qui.

( Foto di Dio Hasbi Saniskoro da Pexels)

Serve fiducia

Se vi chiedessero di mettere un braccialetto elettronico di rilevamento della vostra posizione lo mettereste? Beh, detto che se avete uno smartwatch praticamente lo state facendo, penso che la risposta sia no. Altrimenti sarebbe il via libera al Grande Fratello mondiale, in mano ai governi. Per poterlo fare serve una cosa che è e sarà la moneta del futuro: la fiducia. Fiducia nella scienza, fiducia nella pubblica autorità e nei media. Guarda caso i governanti della nostra epoca, sostiene Harari, hanno compromesso la fiducia in queste tre manifestazioni dell’uomo. Detto francamente non è troppo tardi per recuperarla e per ripartire da quelle tre cose, molto importanti, in una società che deve restare democratica anche in tempi più difficili. Non è tardi nemmeno per creare un rapporto con i cittadini che crei fiducia e disponibilità, attraverso meccanismi che possano portare a un potenziamento delle possibilità del cittadino, non dei governi. Così sarà più facile dedicarsi a essere una società “a mantice” oltre che senza contatti.

Dinamiche sociali a mantice

Qui entra in campo un altro illuminante scritto che ha fatto il giro del mondo e che va spiegato, capito, interpretato e assimilato. Si tratta del pezzo “We are not going back to normal” del direttore della Mit Technology Review, la rivista di tecnologia della più importante università tech del mondo. Eccolo qui.

We’re not going back to normal

To stop coronavirus we will need to radically change almost everything we do: how we work, exercise, socialize, shop, manage our health, educate our kids, take care of family members. We all want things to go back to normal quickly.

Non torneremo alla normalità. Le sue analisi si basano su uno studio scientifico dell’Imperial College di Londra che parla delle pratiche non mediche per fronteggiare l’emergenza Covid 19. La società contactless è qui alle porte del nostro futuro e lo studio spiega perché. Il motivo di esistenza di un nuovo paradigma di interazione della società contactless è proprio spiegato in queste pagine.

Le procedure non mediche che valgono sono quelle adottate dai governi come quello cinese, sudcoreano e italiano. Il famoso lockdown. Lo studio dice, esemplificando molto, che se si riducono i contatti sociali del 75% diventa sensibile la diminuzione della diffusione del contagio per dare il tempo necessario alle sanità nazionali di soccorrere i malati e alla comunità scientifica di correre verso il vaccino. Va detto piano, ma in modo chiaro: vivremo in questo stato di emergenza per arrivare al vaccino, sostiene lo studio, per un periodo di 18 mesi. Tanto è il tempo che si separa dal momento in cui potremo avere una cura ragionevolmente e scientificamente testata. Per questo motivo vivremo in una società in cui i contatti sociali dovranno obbligatoriamente, per motivi di salute pubblica, essere ridotti del 75% e più in condizioni di emergenza, per poi riespandersi quando i cicli di diffusione del virus regrediscono. Le nostre libertà si amplieranno e si contrarranno come mantici. Questo segnerà per sempre i nostri rapporti e la società contactless sarà presto la realtà

La morte di un modo di vivere

Crolleranno molte certezze dei nostri modi di vivere. Teatri, edicole, cinema, concerti, luoghi di aggregazione o moriranno o dovranno trovare un nuovo spazio nel mondo virtuale. Noi italiani soffriremo molto, abituati come siamo al contatto. Il mondo della musica, degli eventi, della cultura e delle conferenze sarà stravolto, indica Linchfield, mentre i rapporti famigliari diventeranno (anzi, sono già diventati) più difficili stante la costrizione fisica data dallo stare nello stesso posto. Il pensiero corre a tutte quelle persone vittime di relazioni tossiche o di violenza domestica, alle donne maltrattate e abusate, ma anche a tutti coloro che dovranno affrontare questo periodo senza un cuscino economico. Se vogliamo, però, vedere il lato positivo di questa drammatica situazione, allora dal punto di vista sociale sarà una sfida cambiare linguaggi e modi di interagire accettando questa virtualizzazione della nostra vita e dando a essa il vero valore. Certo dovranno essere riscritti interi capisaldi del vivere moderno (assieme alle leggi che li regolano), ma è altrettanto vero che forse il coronavirus ci potrà dare l’opportunità di rivedere in meglio il rapporto con noi stessi, con il pianeta, la natura, l’economia, la democrazia, la ricchezza e la povertà.

La salvezza sta nei social (Pixabay).

Società contactless: cambiamento del nostro modo di interagire

Se è vero che il 75% contatti sociali diminuirà cosa faremo? Sarà certamente difficile resistere al peso dell’ansia di questa situazione drammatica e all’ansia della solitudine. Però possiamo sconfiggerla sostituendo certi passaggi fisici del nostro vivere con certi passaggi virtuali e favorendo gli incontri solo quando è strettamente necessario.

Se cambiamo la codifica del linguaggio e tutti diamo al nuovo linguaggio lo stesso valore, allora anche gesti profondi che prima avevano bisogno di fisicità per essere completati lasceranno lo stesso valore dentro di noi, sebbene espressi con codici diversi. D’a,ltronde è già successo. Se fino a prima della crisi scrivere sui social o comunicare sui social in modo mediato aveva certe caratteristiche (era stupido, non filtrato, non educato, non gentile, improntato a una non ben precisata libertà assoluta), ora quella comunicazione, magari, è la nostra sola comunicazione.

Il ruolo dei social network

Lo avete notato che i messaggini che vi arrivano via Whatsapp non subiscono più pensieri da parte vostra sulla ricezione o sul tempo di risposta? Stiamo, forse, imparando ad ascoltarci online. Lo avete percepito che una chiamata via zoom è intensa e importante come un pranzo di famiglia la domenica? Ai social siete meno attaccati di prima quando c’è da perdere tempo, ma più attaccati di prima quando dovete comunicare. Ecco il loro potere serve a quello e la loro importanza nella nuova società sarà di quel genere. Saranno piattaforme di connessione vera, con una drastica diminuzione del contenuto di scarso significato e di scarsa utilità. Serviranno troppo a tenersi in contatto con la persona che amate e che magari vi deve stare lontana per perdere tempo ed energie a scrivere l’ennesima stupidaggine.

I nuovi rapporti sociali ci aspettano proprio lì, proprio nel posto nel quale finora ci siamo limitati ad apparire e dovremo imparare a essere. E’ finita la dinamica del social network che ci voleva impigliati nell’algoritmo che ha l’unico fine di massimizzare i minuti persi a guardare gli annunci di turno. Sta per partire l’epoca della creazione di nuove dinamiche di rapporto sociale valoriale proprio attraverso le reti di connessione. Dinamiche che saranno sottotraccia, ma che impatteranno davvero sulla costruzione del valore o della ricchezza. Sarà sempre minore l’impatto sulla piazza sociale, la famosa timeline che ormai scrolliamo distratti e sempre maggiore l’impatto. Sarà sempre maggiore l’interazione diretta. Su quel binario uno a uno ricostruiremo i rapporti sociali dando valore reale all’interazione virtuale.

L’impegno di Algoritmo Umano.

L’impegno della piattaforma Algoritmo Umano è quello di indagare su questi fenomeni e di fornire indicazioni e strumenti a tutti coloro che faranno parte della community di lettori. A ogni livello. Secondo questa analisi racconteremo anche la nuova economia cui stiamo andando incontro e le storie di Algoritmi Umani speciali che creano nuova ricchezza personale o economica con le loro imprese. La società contactless la siamo già vivendo ora, ma avremo tutti bisogno di molti aiuti e molto tempo per comprenderla e viverla nella maniera più positiva. Ci saranno molti momenti di tensione, ci saranno veri e propri attentati ai valori fondamentali dell’umanità, ci sarà macelleria sociale digitale per chi non è connesso. Se la guardiamo bene, tuttavia ci sarà anche la più grande sfida del dopoguerra per l’umanità. A noi vincerla o perderla.

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